GLI ANTENATI DELL'UOMO
Lucy Australopithecus afarensis

Questo belissimo disegno viene da un album a fumetti pubblicato in Francia dal titolo "Lucy L'Espoir" che racconta appunto la stoia di Lucy. La storia è di Patrick Norbert e i disegni sono di uno dei più bravi disegnatori italiani, Tanino Liberatore.
Liberatore lavora ormai da anni in Francia, dove, al contrario di quello che succede in Italia, i fumetti "d'autore" sono assi apprezzati. Impensabile da noi pubblicare una storia a fumetti che abbia per protagonista una Australopithecus afarensis.
La frase in alto dice:
" Essa osserva le luci appese sopra la propria testa, affascinata dal loro scintillio che sembra pulsare allo stesso ritmo del cuore che sente battere nel suo petto. Nel fondo del suo sguardo brilla quella scintilla di umanità che racchiude il mistero del mondo."

 

Lucy, è uno dei pochi "personaggi" famosi di 3,5 milioni di anni fa. La sua è una storia particolare. spesso è assai difficile raccogliere informazioni sui nostri antenati. Il lavoro del paleoantropologo è difficile e frustrante. Due o tre milioni di anni fa i nostri antenati non dominavano il pianeta, le antiche popolazioni di Australopithecus o di Homo, erano costituite da sparuti gruppi di pochi individui che lottavano per sopravvivere. Inoltre solo una infinitesimale percentuale di individui lascia dei resti fossili.


(foto tratta da www.bbs.hupu.com)

Questi due signori a sinistra sono Jesus Malgoza, conosciuto con il nome d'arte di Chuy Bravo, attore e personaggio televisivo messicano, che ha avuto, tra le altre cose, una piccola parte nel film Pirates of the Caribbean e Kareem Abdul-Jabbar, giocatore di pallacanestro dell’NBA, famosissimo negli anni ’70 e considerato uno dei migliori di tutti i tempi.
Anche lui ha lavorato nel cinema girando una imperdibile (per i fan) scena in cui combatteva niente meno che con Bruce Lee. Non vi dico quale dei due è il giocatore di basket, ma credo che ci possiate arrivare da soli.

Adesso immaginate un paleontologo del futuro che, scavando in un deposito fossilifero, trovi pochi, parziali frammenti dello scheletro di Chuy Bravo e di Kareem Abdul-Jabbar. Probabilmente finirebbe per classificare i resti come appartenenti a due differenti specie commettendo in questo modo un clamoroso errore.  Una curiosità  bruce-lee-vs-kareem_www.thegrio.com_300
La famosa scena di combattimento tra Bruce Lee e Kareem Abdul-Jabbar, nel film "L'ultimo combattimento di Chen". Nella vita reale Jabbar era effettivamente un allievo di Bruce Lee nel Kung Fu. (foto tratta da www.thegrio.com)
Considerate inoltre che trovare resti fossili dei nostri antenati è rarissimo. Un tempo non eravamo la specie dominante di questo pianeta, diffusa in ogni luogo e numerosissima. Per la maggior parte della nostra storia, gli australopiteci prima e gli homo più tardi, sono stati rappresentati da sparuti gruppi di individui, non di rado sul limite dell’estinzione.
Questi fattori (la grande variabilità all’interno della specie e la rarità dei resti fossili) rendono estremamente difficile ricostruire il nostro albero genealogico. Sarebbe un po’ come ricostruire tutto quello che è avvenuto in una animatissima e affollatissima grande festa di paese durata un'intera settimana, osservando poche fotografie scattate casualmente in luoghi e momenti differenti.
Ogni volta che nuovi resti fossili venivano trovati si tendeva a dichiarare di aver individuato una nuova specie e che questa costituiva senza dubbio il vero antenato dei moderni sapiens.
Al momento quello riportato sotto rappresenta una delle ultime e più aggiornate versioni del nostro albero genealogico. L'immagine è tratta da un articolo di Bernard Wood, pubblicato sul numero di novembre 2014, della rivista Le Scienze. I rami contorti e spezzati rendono bene l'idea del grado di incertezza che regna sull'argomento.
Australopithecus afarensis [3,5 milioni di anni fa] E’ il nostro antenato più antico che però già possedeva alcune caratteristiche tipicamente umane, prima tra tutte un’andatura eretta. Il 30 novembre 1974, ad Afar, in Etiopia, Donald Johanson e Tom Gray rinvennero i resti di un esemplare di femmina adulta, che venne chiamata Lucy, dell'età apparente di 25 anni, vissuta almeno 3,2 milioni di anni fa. I resti comprendevano il 40% dello scheletro. Particolarmente importanti l'osso pelvico, il femore e la tibia perché la loro forma lascia pensare che questa specie fosse bipede. Lucy, così chiamata dai suoi scopritori in onore della canzone Lucy In The Sky With Diamonds dei Beatles, era alta 1,07 metri, piuttosto piccola per la sua specie, e pesava 28 kg. Questa piccola donna ha denti simili a quelli umani, ma il cranio è ancora scimmiesco. Morì sulle rive di una palude, probabilmente di sfinimento, e miracolosamente nessun predatore ne sbranò i resti, disperdendone le membra, così che il corpo, sommerso dal fango, nel corso dei millenni si solidificò fino a diventare roccia.

Lo scheletro di Lucy
Dopo milioni di anni il suo scheletro è ritornato alla luce intatto e ci offre una preziosa testimonianza sulla costituzione fisica degli ominidi di quel periodo. Pur essendo perfettamente adatta alla camminata bipede, conduceva ancora una vita in parte arboricola. Si può pensare che salisse sugli alberi per cercare rifugio dai predatori o per trascorrere la notte. Era più piccola del maschio. Si pensa che avesse una vita sociale e vivesse in un gruppo formato da adulti e bambini. I suoi denti erano adatti a un'alimentazione onnivora, basata sulla raccolta di vegetali e la cattura di insetti e lucertole.

La formazione di questo "fossile indiretto" ebbe origine dalla sovrapposizione di uno strato di cenere, formatosi dall'eruzione del vulcano Sadiman, su un terreno molto secco. Su questo agirono delle piogge molto fitte che conferirono alla superficie una straordinaria plasticità, necessaria affinché ne rimanesse il calco una volta calpestata. Sotto l'azione del sole il terreno subì un processo di essiccazione e solidificazione aumentato dalla presenza di carbonati nella polvere vulcanica.
Un’altra scoperta interessante venne fatta nel 1978 da Paul Abell a Laetoli in Tanzania. Il ricercatore scoprì due serie di impronte, più una terza su cui vi sono delle incertezze, risalenti ad almeno 3,7 milioni di anni. Le due coppie di orme presentavano delle differenze sostanziali nelle dimensioni, fatto che secondo alcuni ricercatori, confermerebbe lo spiccato dimorfismo sessuale esistente negli Australopithecus. La falcata ci indica un'altezza compresa tra il 1,2 m e 1,4 m. Alcuni paleontologi assegnarono le orme di Laetoli all' Australopithecus afarensis
L'Homo habilis [da 2,5 a 1,4 milioni di anni fa] è una specie di ominide del genere Homo, apparsa nel Pliocene. Le prime scoperte su questa specie vennero fatte dai coniugi Leakey nei primi anni Sessanta nella gola di Olduvai in Tanzania. Questo luogo si è rilevato particolarmente importante per il numero di frammenti ossei rinvenuti negli anni, appartenenti a molte specie diverse. Tra queste vi sono le traccie di alcuni ominidi che già due milioni di anni fa dimostravano di avere capacità "umane". Vicino ai loro resti sono stati trovati moltissimi manufatti di pietra dalla fattura elementare. Per questo motivo si sono meritati l'appellativo di "habilis".

Ricostruzione di un Homo abilis

Ascia a mano o "chopper"
Avente una capacità cranica di circa 600-750 cm3, Habilis utilizzava i suoi strumenti in pietra per uccidere e squartare le carcasse di animali. Tali manufatti erano ancora abbastanza primitivi, ma il fatto che tali ominidi li costruissero implica delle importanti considerazioni: Habilis prefigurava la necessità futura di tali oggetti Habilis sapeva scegliere i materiali disponibili per costruirli Habilis possedeva l'abilità manuale e cognitiva per realizzarli secondo necessità
Di recente è sorta una discussione se sia giusto porre habilis sotto il genere "Homo", in quanto la sua struttura corporea è ancora abbastanza simile a quella di "Australopithecus" (ancora piuttosto simile ad una scimmia) che a quella dell'Homo stesso.
L'Homo ergaster [da 2 a 1 milione di anni]. Si stabilì in molte zone del continente africano, comprese tra l'Africa orientale ed il Sudafrica (Arsuaga, 2001).
Forse condivise alcuni di questi luoghi con altre specie, come l'Homo habilis, che 1,8 milioni di anni fa era ancora presente presso la Gola di Olduvai. La sua corporatura, era simile alla nostra, mentre la distanza dagli australopiteci e gli altri homo era abbastanza marcata. Il volume encefalico dell'Homo ergaster era maggiore che negli altri ominidi, si verificò un notevole balzo in avanti delle capacità cognitive. Secondo alcuni questo cambiamento fu maggiore nei maschi che nelle femmine, soprattutto in riguardo al senso dell'orientamento, alla capacità di ricordare luoghi o la posizione degli oggetti.

Il "ragazzo del Turkana" scheletro di un giovane Homo ergaster

A confronto lo scheletro di un Homo erectus e di un moderno Homo sapiens
Ergaster e erectus conoscevano l'uso del fuoco erano in grado di costruirsi ripari e probabilmente usavano pelli di animali per coprirsi.
L'Homo erectus [da 1,5 a 1 milione di anni fa] è una specie di ominidi estinta appartenente al genere Homo, era un ominide più evoluto rispetto al genere Australopithecus. La capacità cranica di questa specie è di poco superiore a quella dell'Homo ergaster, cioè varia dagli 813 cc e i 1059 cc.


"Homo heidelbergensis (10233446)" di Jose Luis Martinez Alvarez from Asturias, España - Homo heidelbergensis. Con licenza CC BY-SA 2.0 tramite Wikimedia Commons - http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Homo_heidelbergensis_(10233446).jpg#mediaviewer/File:Homo_heidelbergensis_(10233446).jpg
"Homo heidelbergensis (10233446)" di Jose Luis Martinez Alvarez from Asturias, España -Homo heidelbergensis. Con licenza CC BY-SA 2.0 tramite Wikimedia Commons - http://commons.wikimedia.org/wiki/

Homo heidelbergensis , vissuto tra 600.000 e 100.000 anni fa, discende probabilmente da Homo ergaster, morfologicamente molto simile e proveniente dall'Africa. Tuttavia Homo heidelbergensis aveva una calotta cranica più allargata, con una capacità cranica di circa 1100–1400 cm³, non lontana dal valore di circa 1350 cm³ tipico per l'uomo moderno; questa differenza, assieme al comportamento e all'utilizzo di strumenti più avanzati, lo ha fatto assegnare ad una specie diversa. Questa specie rispetto ai suoi parenti più stretti aveva delle dimensioni anomalmente grandi, infatti i ritrovamenti suggeriscono dimensioni medie di circa 190 cm di altezza e una corporatura più massiccia e muscolosa di ogni altro ominide appartenente al genere Homo.

La morfologia dell'orecchio esterno depone per una sensibilità uditiva simile a quella degli esseri umani moderni e maggiormente complessa di quella dei suoi parenti più stretti: Alcuni ritengono che questo "gigante" sia stato il primo ominide in grado di produrre suoni complessi facilitando in questo modo la trasmissione di esperienze e la formazione di culture che, sebbene ancora primitive, erano molto più sofisticate di quelle incontrate fino a quel momento.



(foto tratta da www.daynes.com)
Gli hobbit sono esistiti davvero? Homo floresiensis
Il 28 ottobre 2004, un gruppo di ricerca internazionale diretto da Peter Brown e Mike Morwood, dell'University of New England, in Australia, annunciava una sensazionale scoperta: nell’isola di Flores, in Indonesia erano stati trovati i resti di una nuova specie del genere Homo, una specie fino a quel momento sconosciuta che aveva vissuto a fianco dei sapiens fino a 18.000 anni fa. I resti ritrovati consistevano principalmente in un cranio che in un primo momento era stato attribuito ad un bambino, ma che ad un esame più attento aveva mostrato caratteri anatomici simili a quelli di un australopiteco. La sua età era però di appena 18.000 anni. In un primo momento per questa nuova specie venne proposta la creazione di un nuovo genere e l’uomo di Flores venne chiamato Sundanthropus floresianus, dato che Flores si trova nell'arcipelago della Sonda, poi venne però riconosciuta l’appartenenza al genere Homo ed è così nato Homo floresiensis. Mike Morwood, in onore ai personaggi di Tolkien, aveva proposto il nome di Homo hobbitus, ma la comunità scientifica ha preferito floresiensis
Non tutti i paleoantropologi sono però concordi nel ritenere che si tratti di una nuova specie. Le piccolissime dimensioni potrebbero essere dovute ad un qualche tipo di malattia o di deformità, come ad esempio la microcefalia, che però non spiegherebbe la caratteristiche anatomiche arcaiche simili a quelle degli australopiteci. Un altro problema è capire come Homo floresiensis sia arrivato sull’isola. Se la sua origine è davvero così antica dovrebbe essere arrivato in un periodo precedente a quello in cui si suppone che i nostri antenati abbiano imparato a navigare.


Mike Morwood (foto tratta da www.lescienze.it)

 Una curiosità 
L'isola di Flores ha forse ospitato la più piccola tra le varietà di esseri umani mai comparsi sul pianeta, ma ospita sicurmente anche la più grande tra le specie di topi, il Ratto gigante di Flores, (Papagomys armandvillei)

In ogni modo se il gruppo di Brown e Morwood ha ragione i sapiens moderni, che hanno senza dubbio visitato l’arcipelago della Sonda, potrebbero essersi imbattuti in questa strana popolazione di “gnomi”.

Nell’attesa che siano scoperti nuovi resti la comunità scientifica rimane divisa, ma pensare che sia esistita fino a pochissimo tempo fa un’altra specie di Homo e che la sua esistenza abbia magari contribuito a creare leggende giunte fino ai nostri giorni è senza dubbio molto affascinante.

 

 



Homo neanderthalensis
Il periodo detto paleolitico medio, compreso tra i 200.000 mila e i 40.000 mila anni fa, vide l’ascesa e il declino dell'Homo neanderthalensis (Uomo di Neandertal) . Documentata fra 130.000 (per le forme arcaiche) e 30.000 anni fa in Europa, Africa e Asia. Alcuni studiosi pensano che in realtà i neandertal non siano altro che una sottospecie di sapiens, il loro nome corretto in questo caso sarebbe Homo sapiens neanderthalensis, se così fosse le due sottospecie avrebbero anche potuto incrociarsi e potremmo avere dei neandertal tra i nostri antenati. Gli uomini di Neandertal erano abilissimi cacciatori particolarmente adattati a vivere nel clima freddo dell'ultima era glaciale, più bassi e dalla corporatura massiccia rispetto ai sapiens, avevano un grosso naso che probabilmente aiutava la respirazione di aria molto fredda.L’Homo neandertalensis ha convissuto per un certo periodo con la nostra specie, ma si è definitivamente estinto circa 35.000 anni fa.
Un’ipotesi è che si sia dovuto scontrare con la particolare cultura dell'H. sapiens: questa cultura si basava su tecniche avanzate di commercio, cosa che portava più tempo libero rispetto ad una cultura basata sulla caccia. Il tempo libero ottenuto avrebbe permesso lo sviluppo di specializzazioni non strettamente legate alla sussistenza, come costruire utensili sempre più complessi o dedicarsi all'arte. La complessità e la versatilità di una tale cultura avrebbe avuto esito fatale per la più "tradizionale" cultura dei Neandertal.
Gruppo di cacciatori neanderthal in azione
evolution

OK Vediamo se è tutto chiaro.

(FAI ATTENZIONE, inserisci sempre i termini scrivendo minuscolo
NON USARE MAI MAIUSCOLE, neanche per i nomi propri )

Il nostro antenato più antico, l'Australopithecus afarensis, compare circa (1) . milioni di anni fa. Un famoso scheletro è stato trovato ad Afar, in (2) . Lo scheletro apparteneva ad una femmina chiamata (3) ed è molto importante perché conserva l'osso (4) , il femore e la tibia. Questo ci ha permesso di capire che gli australopiteci erano (5) . Un'altra scoperta molto importante è avvenuta in Tanzania a (6) , si tratta di una serie di (7) , praticamente identiche alla nostre. Da 2,5 a 1,4 milioni di anni fa, compare invece l'Homo(8) , questo nostro antenato usava(9) per uccidere e squartare le carcasse di animali. Tra 2 e 1 milioni di anni fa compaiono prima l'Homo ergaster e poi l'Homo(10) , essi per primi scoprirono l'uso del (11) Tra 200.000 mila e i 40.000 anni fa sono vissuti in Europa e Asia gli uomini di Neandertal ( Homo (12) ). I neandertal erano abilissimi (13) particolarmente adattati al clima dell'ultima era (14) , si sono definitivamente estinti, lasciando soli noi Homo sapiens, circa (15) anni fa.