Il concetto di sviluppo sostenibile è stato definito per la prima volta nel
, la Commissione mondiale sull'ambiente lo definì come "uno sviluppo che garantisce i bisogni delle (2)
senza compromettere la possibilità che le (3)
riescano a soddisfare i propri". Una successiva definizione, è stata fornita, nel 1991, dalla World Conservation Union, che lo identifica come
« ...un miglioramento della qualità della vita, senza eccedere la (4)
degli ecosistemi di supporto, dai quali essa dipende ».
Nello stesso anno Hermann Daly espresse una ulteriore e più precisa definizione:
- il tasso di utilizzazione delle risorse (5)non deve essere superiore al loro tasso di (6);
- l'immissione di sostanze inquinanti e di scorie nell'ambiente non deve superare la capacità di carico dell'ambiente stesso;
- lo stock di risorse non rinnovabili deve restare (7) nel tempo.
Nel 2001, l'UNESCO ha ampliato il concetto di sviluppo sostenibile indicando che "la (8)
è necessaria per l'umanità quanto la (9)
per la natura (...) la diversità culturale è una delle radici dello sviluppo inteso non solo come crescita economica, ma anche come un mezzo per condurre una esistenza più soddisfacente sul piano intellettuale, emozionale, morale e spirituale".
Gli ecosistemi naturali si reggono su due principi fondamentali: 1) tutte le sostanze chimiche (materie prime) vengono interamente (10)
, 2) l'unica fonte di energia usata è quella solare che è totalmente rinnovabile e quindi virtualmente (11)
. La civiltà umana del XXI secolo viola entrambi questi principi fodamentali. Nell'arco dei prossimi 50 - 60 anni l'umanità dovrà risolvere enormi problemi, come l'esaurimento delle riserve di (12)
e i cambiamenti climatici legati all'(13)
. Il protocollo di Kyoto, ratificato nel (14)
da 118 nazioni rappresenta un primo tentaivo d porre rimedio a questa situazione.